Gianluca Quaglia
Places
21 marzo | 18 aprile 2017
Presentazione e critica Antonio D’Amico
La Galleria Unique ha il piacere di presentare Places, la mostra personale dell’artista milanese Gianluca Quaglia che propone Paesaggio, un’installazione ambientale che invade tutto lo spazio della Galleria, insieme alla sua produzione recente degli intagli su carta.
I suoi lavori, la cui caratteristica principale è la recisione di alcuni elementi dal contesto originario per farli rivivere nello spazio circostante, producono una rottura dell’equilibrio del linguaggio comune. Infatti, come scrive Antonio D’Amico sul pieghevole disponibile in Galleria, “estraendo l’elemento decorativo dal suo contesto originario, Quaglia concepisce una nuova dimensione dell’oggetto, riformulandone la fruizione su due direzioni. Da una parte, il foglio di carta decorato si svuota della sua consistenza visiva per farsi luogo illusorio e dall’altra, la decorazione diviene oggetto che conquista lo spazio tattile della tridimensionalità. Quello che in origine era il foglio di carta decorato, con l’intervento destruens di Gianluca Quaglia, diviene un nuovo luogo construens in cui regna sovrana l’illusione della purezza, in cui le forme sono segnate da linee e ombre quasi del tutto evanescenti. Di conseguenza, Quaglia fa risiedere l’apparenza delle sagome nel vuoto, concependole come vere e proprie fisionomie dell’invisibile, per assistere alla perdita del peso della figura e alla formazione di configurazioni incorporee e mentali”.
Places è il titolo della mostra pensata per la Galleria Unique in cui Gianluca Quaglia espone le libellule, le diverse varietà di fiori e di piante, le farfalle e gli insetti, tutti intagli su carta che conquistano il senso del loro essere singole individualità, in quanto gli elementi sono stati estratti e custoditi altrove, così non sono più semplici e gradevoli decorazioni, bensì pluralità di esistenze che abitano il medesimo spazio in cui si muovono gli uomini.
“Estraendo tutte le libellule dal foglio di carta decorativa – spiega D’Amico – e inserendole ciascuna dentro a un barattolo di vetro, l’artista genera elementi strutturali che compongono un Paesaggio, in cui anche il visitatore ha un ruolo attivo di convivenza. Difatti, ogni libellula dentro al suo barattolo è l’individuazione di una solitudine condivisa, di un’esigenza di dialogo, di un limite tra parola e gesto. Invece, i fiori azzurri raccolti in una busta trasparente o le diverse varietà di fiori, piante e insetti in parte custoditi in una scatola di legno e in parte caduti per terra, sono la manifestazione dell’esistenza di figure, che assomigliano a pensieri della mente, da custodire e proteggere in un luogo intimo e accogliente. Ugualmente, i coriandoli disegnati e poi recisi su alcune tavole entomologiche, estratte da un libro di fine Ottocento dedicato allo studio dei coleotteri, sono l’interazione fra più elementi che suggeriscono presenze e assenze in uno spazio dinamico e ricostruito, rispetto alla singola pagina. Tutti i coleotteri, archiviati e presentati con ordine e misura, vivono in uno spazio coabitato dalla corrosione, in un luogo che restituisce la sensazione di un vuoto, di una mancanza, o la perdita di una storia che, nel caso delle Farfalle nostrali, è in parte recuperata e presentata in uno spazio a sé stante”.
Questa mostra dunque è il risultato delle ultime riflessioni artistiche che Gianluca Quaglia porta avanti nel suo lavoro, in cui si occupa dei rapporti tra figure e forme, tra luoghi visibili e invisibili, tra spazi fisici e concettuali.