Mario Giammarinaro
Terre fossili
Dal 5 al 19 marzo 2017
Vernissage sabato 5 ore 17,00
Accade nel tardo pomeriggio di questo 14 aprile 2091, al momento di chiudere le portedel museo.
Sto attraversando la galleria delle opere analogiche per rientrare nel mio ufficio, quando passando accanto a Terre fossili, un’opera d’inizio millennio, ho la sensazione di una presenza estranea.
Mi guardo intorno e non scorgo nessuno. Per scrupolo, ritorno fino a metà corridoio, ma senza risultato.
L’inquietudine si manifesta con più forza quando mi avvicino nuovamente a Terre fossili, fissando il quadro.
È una di quelle opere materiche, realizzate con elementi sintetici e naturali assemblati con colle, siliconi e schiume, tipica degli anni controversi in cui gli uomini non sapevano se progettare la loro salvezza o lanciarsi verso la distruzione. Opere composte spesso con le mani e con utensili primitivi, come spatole, pennelli e spray, la cui concezione oggi sarebbe impensabile dopo la rivoluzione ologrammatica.
Terre fossili rappresenta un paesaggio marino, con un orizzonte che separa le immense volute di nubi superiori dalla vegetazione terrestre selvaggia.
Mi rendo conto del motivo della mia ansia: l’immagine è mutata rispetto a ieri. Il fenomeno è razionalmente impossibile, lo so, poiché le opere materiche del museo sono state restaurate nei primi anni Sessanta del terzo millennio, stabilizzate nella forma in cui si presumeva si trovassero all’origine.
Eppure, osservando Terre fossili, è evidente come il paesaggio si sia acceso e i riflessi delle nuvole abbiano acquistato una luminosità abbagliante, quasi insostenibile.
Quanto alla mia percezione sensoriale, fino a oggi ho avuto prove ripetute di coerenza e stabilità, per cui mi sento vittima di un fenomeno che mi sfugge.
Reagisco attraverso l’unica strada possibile: una ricerca delle fonti di quell’immagine. Soltanto l’esame del suo stato d’origine mi può chiarire la verità.
Non immaginavo una ricerca così complessa. La causa è nell’autore, nella sua indipendenza da scuole o correnti.
Mario Giammarinaro – così si chiama il soggetto – è estraneo alle accademie politiche del suo tempo, quelle che trasformarono l’arte in speculazione. Per di più, dato che le opere analogiche non sono il mio terreno di studio, impiego parecchio tempo a situare Terre fossili nella fase centrale dell’evoluzione dell’autore, situabile nel primo decennio del millennio.
La ricerca si complica quando passo ai documenti biografici dell’artista.
È inspiegabile, ma i suoi dati non sono rintracciabili nei protocolli di classe A, per cui sono costretto a inseguire le piste di ricerca fino a scendere alla classe H. Ma perché declassare un autore a un grado così arretrato?
Scopro nel frattempo la chiave di accesso all’archivio delle trasparenze visive. Quando mi appare Terre fossili allo stato d’origine, mi si accappona la pelle: nessuna affinità con l’aspetto attuale, il colore è quasi inesistente, con una dominanza grigia appena intaccata da sfumature di rosso e di blu talmente tenui da essere impercettibili.
Trovo un’altra immagine della stessa opera scansionata nel 2021. Me lo sentivo: ha subìto una mutazione di cromia rispetto all’origine. Una terza immagine, a metà degli
anni Trenta, mostra colori così caldi che ricordano, per intenderci, i pittori analogici di un secolo avanti, definiti impressionisti. Ma le scoperte non si fermano:l’immagine
che questa sera mi ha colpito nella galleria del museo è addirittura la settima evoluzione.
Mi aspetto, fra le sette varianti, una progressione luminosa, ma vengo smentito da una sequenza confusa. Ma ciò che a prima vista mi appare come disordine, è in realtà un’alternanza di macerazione ed entusiasmo, rovina ed esaltazione, morte e resurrezione.
Il pensiero corre d’istinto ai tempi della scienza primitiva.
È evidente il parallelo con il processo alchemico: dalla materia originaria caotica si sprigiona la lotta fra gli opposti che si allontanano e si riuniscono, fino a produrre gradualmente la perfetta armonia, il Rebis, frutto del matrimonio tra lo spirito del fuoco e la materia acquosa.
Terre fossili non è altro che la pietra filosofale. Una volta recuperate le sette immagini dei sette passaggi